La pandemia e il “problem solving” qualcosa non torna.

“Einstein una volta ha detto che se avesse avuto un’ora per salvare il mondo, avrebbe impiegato 55 minuti per definire il problema e 5 minuti per trovare la soluzione”

La cosa peggiore che possiamo fare è fare gli esperti quando esperti non lo siamo. Mi riferisco al virus, nello specifico al virus che ha causato la pandemia che ha ucciso due volte,  30.000 persone e qualche milione d’imprese. Trarre una conclusione simile, può essere sbagliato e vi dico perché. Innanzi tutto, sembra ,che, anche ad oggi, nessuno abbia contezza di quanti e quali,  sono stati i decessi per Covid 19 e poi, relativamente alle conseguenze economiche, di chi è la causa, della pandemia o di chi non ha saputo gestirla? Tanti imprenditori e operatori, dovrebbero avere soft skill come il “problem solving” e il “decision making” ma da quello che emerge, forse, ne i migliaia di politici che ci gestiscono ne le persone che essi hanno nominato, come consulenti, hanno competenze simili. Allora, se da una parte,  piccoli professionisti e imprenditori, non possono fare i virologi, dall’altra, possono chiaramente vedere, che, sulle procedure di ragionamento per la risoluzione del problema pandemico, e così delle conseguenti decisioni prese, qualche falla c’è stata e continua ad esserci. Ci sono diverse teorie nel problem solving , ma la prima fase è “individuare il reale problema”. Nell’articolo, per renderlo dispersivo e accademico, mi soffermo semplicemente su una delle tecniche di risoluzione del problema che è quella di Edward De Bono, la tecnica dei sei cappelli. Il mettersi diversi cappelli, di colori differenti, fa si che cambia cambia il personaggio e il modo di analisi dello stesso problema, in pratica lo guardi da sei punti differenti. I cappelli sono i seguenti: cappello bianco, capello rosso, capello nero, cappello giallo, capello verde, capello blu. Il cappello bianco rappresenta colui che fa l’analisi oggettiva, per cui neutrale da ogni emozione, solo dati di fatto precisi, numeri. Il capello rosso, rappresenta l’analisi libera, tutta lasciata alle emozioni, il capello nero, è l’analisi più critica che esalta ogni probabile scenario negativo, il capello giallo, invece, esalta ogni possibile scenario positivo, guarda ad ogni scenario ottimistico, il cappello verde, è quello della creatività, quello che si spinge a trovare soluzioni e a vedere il problema nella maniera più creativa possibile, con soluzioni anche molto distanti e non pensate, soluzioni innovative, e poi in ultimo il capello blu, quello che raccoglie un po la sintesi di tutti i prodotti dei ragionamenti fatti con i vari cappelli.Fatta questa doverosa premessa e tornando sul tema Covid e conseguente, secondo voi, gli esperti hanno utilizzato tecniche di probelm solving? Fermiamoci ad esempio sul capello bianco. Come hanno potuto fare analisi reali dei dati se i dati stessi, sono tutti fallati? Non si ha nessuna certezza di quanti Italiani abbiamo realmente contratto il Covid 19, tra quelli contagiati, non si ha un reale statistica dei decessi da esso causati. I comparativi dei nostri dati con le altre nazioni, sono tutti sballati in quanto partono da numeri di tamponi completamente diversi. Detto ciò, anche quando si indossano gli altri cappelli, sia l’analisi emotiva, sia quella negativa, sia quella positiva e creativa, danno proiezioni sempre più lontane dal vero e comunque, è molto probabile, che indossando il cappello blu, le sintesi siano molto lontane, dal trovare soluzioni, che non possano poi creare altri molteplici problemi. Ma come è possibile tutto ciò? Se era complesso pensare all’inizio di fare tamponi a tutti e così i test per verificare l’immunizzazione al COVID, non può esserlo certo ora. Una cosa è certa, non darei mai in mano a persone simili la mia azienda. Purtroppo loro si sono presi però in mano la nostra vita. 

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